Perché si è allergici a certi alimenti? Come scoprire le allergie alimentari? Cosa fare contro questa problematica tanto diffusa? Ecco le risposte che cerchi.

Si stima che le allergie alimentari coinvolgano circa 20 milioni di italiani di ogni età, sebbene i bambini siano i più colpiti. Un dato tuttavia da prendere con le pinze poiché, secondo gli esperti, la metà potrebbe essere vittima di errori diagnostici causati dalla somministrazione di test non attendibili e che dunque restituiscono risultati “falsi positivi”.

 

Ecco perché, anche per le allergie alimentari, così come per l’identificazione di qualsiasi altro allergene potenzialmente responsabile di una reazione allergica, è fondamentale rivolgersi a medici di comprovata esperienza. Chi cura le allergie alimentari? Centri specialistici e medici allergologi di comprovata esperienza.

 

Quali sono le allergie alimentari: i “big 8”

Qualunque alimento potrebbe innescare reazioni allergiche, ma studi scientifici condotti su larga scala hanno identificato che in più del 90% dei casi, esse dipendono e si associano a cinque gruppi di alimenti e a 8 cibi in particolare, i cosiddetti “big 8 food allergens”. Gli alimenti cui prestare più attenzione sono i seguenti:

  • Frutta secca: arachidi, noci e nocciole
  • Legumi: soia
  • Latte e derivati: latte
  • Pesce: salmone e molluschi
  • Uova
  • Cereali: grano o frumento

Come riconoscere le allergie alimentari: sintomi e tempistiche

Le manifestazioni allergiche possono comprendere eruzioni o fenomeni cutanei come eczemi, calore alla pelle, prurito, orticaria, ma anche gonfiore intorno agli occhi, alla lingua e alle mucose delle labbra, fino a stanchezza intensa, nausea e bruciore alla gola. Il tempo di reazione all’alimento potrebbe essere lento o ritardato, ovvero i sintomi potrebbero comparire pochi minuti dopo l’ingestione di uno specifico alimento o al massimo a un paio d’ore dall’assunzione.

 

Le caratteristiche delle reazioni allergiche

Oltre a un diverso tipo di latenza, le reazioni stimolate dai big 8 food allergens si distinguono anche per altre caratteristiche peculiari. Ad esempio la sede di comparsa. Sono 5 gli organi o apparati in cui può insorgere la reazione:

  • La cute: è la sede in cui si scatena il 90% delle reazioni alimentari allergiche con manifestazioni quali rush, orticaria o prurito, o a livello delle muscose in particolare del cavo orale, gonfiori di lingua e labbra, angioedema in una o più sedi, anche in simultanea e a insorgenza rapida.
  • L’apparato respiratorio: interessa il 70% delle reazioni allergiche con fenomeni di dispnea (respirazione difficoltosa), sibilo, gonfiore della glottide e rinite.
  • L’apparato gastrointestinale: è implicato nel 45% delle reazioni allergiche con manifestazioni variabili fra nausea, vomito, diarrea e dolore addominale.
  • L’apparato cardiovascolare: è coinvolto nel 45% circa dei casi con la comparsa di ipotensione (pressione bassa), aritmie fino all’insorgenza di possibile infarto nelle reazioni di maggiore intensità.
  • Il sistema nervoso centrale: interessa il 15% delle reazioni allergiche di tipo alimentare con sviluppo di cefalea e vertigini fino ad episodi di crisi epilettica o perdita di coscienza nei casi più gravi.

Se le reazioni coinvolgono almeno 2 apparati differenti vengono definite anafilattiche, mentre se è implicato l’apparato cardiovascolare si può profilare uno shock anafilattico che rappresenta la complicanza più temibile e potenzialmente fatale di una reazione allergica.

 

Perché vengono le allergie alimentari: il meccanismo della reazione

La reazione allergica è di norma scatenata da una componente dell’alimento, nella maggior parte dei casi una proteina, che viene riconosciuta dall’organismo come allergene verso cui cautelarsi, attivando dei meccanismi di difesa. L’organismo reagisce così con la produzione di anticorpi, chiamati IgE (immunoglobuline E), che rilasciano istamina, il mediatore chimico principalmente responsabile dei sintomi allergici.

A seconda del coinvolgimento delle IgE si possono avere reazioni avverse agli alimenti:

  • IgE mediate o immuno-mediate: le più comuni e talvolta anche le più pericolose.
  • Non-IgE mediate o non immuno-mediate: meno rischiose, danno una reazione ritardata (possono essere causate da difetti enzimatici, come ad esempio nel caso delle intolleranze alimentari).
  • Forme miste.

Nel sospetto di reazioni allergiche immuno-mediate, sarà necessaria una valutazione allergologica con i relativi test diagnostici attualmente a disposizione.

 

Come scoprire le allergie alimentari: la corretta diagnosi

La prima raccomandazione per capire se si è allergici è rivolgersi al medico, che potrà raccogliere la storia clinica delle manifestazioni, utile per identificare i possibili alimenti sospetti, ed eseguire se necessario test diagnostici scientificamente validati per le allergie. Dove fare i test per le allergie alimentari? Presso un allergologo pubblico o privato o un centro di riferimento sul territorio. Quando fare i test e la visita? Al primo sospetto di reazione avversa a un determinato alimento.

I test per le allergie alimentari sono:

  • Prick test per alimenti e Prick by Prick: questi test cutanei garantiscono una buona sicurezza, sensibilità e specificità elevata e permettono una lettura rapida dei risultati. Si eseguono inoculando estratti allergenici purificati dell’alimento incriminato (Prick test) o alimenti freschi (Prick by Prick). La negatività non esclude un’allergia, così come la positività indica solo una sensibilizzazione all’allergene che potrebbe anche non avere un legame con i sintomi manifestati dal paziente. Di qui l’importanza di una corretta interpretazione del test da parte di un esperto.
  • Dosaggio delle IgE totali e specifiche per alimenti: è sufficiente attuare un prelievo di sangue in cui andare a dosare gli anticorpi IgE per gli alimenti verso cui vi è il sospetto di allergia e/o particolari componenti molecolari dell’alimento incriminato. Anche in questo caso la negatività ai test non esclude un’allergia e la positività può indicare solo una sensibilizzazione nei confronti dell’alimento.
  • Il test in vivo di scatenamento orale. Di norma si esegue quando il Prick test e il dosaggio delle IgE non sono stati sufficienti per diagnosticare una allergia. Prevede la somministrazione dell’alimento sospetto a dosi crescenti al fine di verificare la comparsa di sintomi successivi all’assunzione. Il test deve essere eseguito sotto stretta sorveglianza medica perché potrebbe causare anche reazioni gravi, come lo shock anafilattico.

 

Come curare le allergie alimentari: la terapia dietetica

Nella maggior parte dei casi la terapia per le allergie alimentari richiede l’eliminazione dell’alimento che scatena reazioni avverse, oppure un suo consumo oculato perché, a seconda delle proteine coinvolte, potrebbe essere possibile mangiare un frutto a cui si è allergici togliendo semplicemente la buccia o consumandolo cotto.

 

Allergie alimentari: cosa mangiare e cosa no

Con una privazione rigorosa di quel cibo per un periodo di qualche anno potrebbe essere possibile sviluppare una desensibilizzazione spontanea, ovvero l’acquisizione di una tolleranza tale da consentirne poi il consumo. In altri casi, la minoranza, potrebbe rendersi necessaria la desensibilizzazione orale per alimenti. Questa terapia, possibile anche in tenera età, consente a bambini sopra i 5-6 anni che non sono guariti spontaneamente dall’allergia a latte o uovo o grano di acquisire la tolleranza mediante la somministrazione di dosi via via maggiori di un alimento specifico. La desensibilizzazione va eseguita sempre sotto stretto e rigoroso controllo medico.

 

4 regole da tenere a mente in caso di allergia

Ci sono alcune regole pratiche che possono aiutare il paziente a gestire un’allergia alimentare in collaborazione con il medico specialista. In particolare occorre:

  • Fare attenzione se il consumo di uno specifico cibo è – sempre o molto spesso – seguito da una manifestazione reattiva caratteristica. Se la risposta è sì, potrebbe essere indicato tenere una sorta di diario in cui annotare il cibo incriminato, la tipologia e l’intensità della reazione, il tempo che intercorre dall’ingestione dell’alimento alla comparsa del sintomo. Queste informazioni saranno utili allo specialista per impostare la diagnosi e una dieta ad hoc.
  • Seguire alla lettera la dieta anti-allergica, secondo le raccomandazioni dello specialista, e corretti stili di vita. Tra questi, non praticare attività fisica e fare uso di antinfiammatori nelle 2-4 ore precedenti e successive al pasto e dare chiare istruzioni di pronto intervento nel caso la manifestazione allergica insorga rapidamente coinvolgendo più organi.
  • Leggere con attenzione le etichette alimentari per evitare l’ingestione anche di componenti nocivi dell’alimento, così come rendere nota, specie in bar e ristoranti, la propria allergia alimentare per non incorrere in rischi evitabili.
  • Effettuare una visita specialistica periodica, anche nel caso in cui non compaiano nuove manifestazioni allergiche.

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