Cos’è l’allergia alle proteine del latte vaccino, come si manifesta e come gestirla nel bambino.


“Che guaio scoprire che il mio piccolo è allergico proprio al latte. Crescerà più gracile e debole rispetto agli altri altri bambini?”

Sono tante le mamme che si allarmano di fronte alla notizia di una reazione avversa del proprio bimbo al latte, o meglio alle proteine del latte vaccino, rappresentando questo alimento la principale fonte di sostentamento, di norma esclusiva fino allo svezzamento.

 

Un problema che tuttavia ha delle risposte positive che possono tranquillizzare i genitori:

  • L’allergia si risolve dopo il primo anno di vita del bambino, persistendo solo di rado oltre i tre-quattro anni anche in funzione del cambiamento della dieta in cui al latte si integrano/sostituiscono altri alimenti solidi;
  • E’ diagnosticabile con test mirati e poco invasivi;
  • E’ efficacemente controllabile con una dieta attenta che può decisamente ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita dei bimbi, ma anche di mamma e papà.

 

I sintomi dell’allergia alle proteine del latte vaccino

L’allergia alle proteine del latte vaccino è tra le più comuni forme allergiche alimentari nei bambini e si verifica quando il sistema immunitario reagisce negativamente al contatto con tali proteine. Dopo l’ingestione del latte possono verificarsi innanzitutto disturbi gastrointestinali, come diarrea e vomito. La pelle può irritarsi e possono comparire dermatite e orticaria. Possono infine essere interessate anche le vie respiratorie con attacchi di rinite, rinocongiuntivite, tosse e asma.

 

Sono queste le reazioni più comuni, mentre più rare sono le manifestazioni sistemiche, che colpiscono più organi contemporaneamente, talvolta in modo così grave e severo da causare shock anafilattico, gestibile in emergenza con adrenalina, o sviluppare gonfiore dei tessuti sottocutanei, che richiede il ricorso al pronto soccorso.

 

I tempi di insorgenza

Allattamento al seno o con latte in formula? Ci sono tempi di insorgenza diversi a seconda del tipo di nutrizione scelto. Infatti, in caso di allattamento artificiale, l’allergia compare di solito intorno al secondo mese di vita, mentre in caso di allattamento al seno si manifesta generalmente al momento dello svezzamento o del passaggio al latte in formula o vaccino.

 

Non è escluso però che i sintomi allergici possano insorgere anche in piccoli allattati al seno a causa del possibile passaggio nel latte materno delle proteine del latte vaccino assunte dalla mamma.
In qualunque momento compaia un sintomo sospetto, occorre non tardare e rivolgersi al pediatra.

 

I meccanismi alla base dell’allergia

C’è sempre un po’ di diffidenza verso le cose che non si conoscono e che, come tali, si valutano male, come qualcosa da cui prendere le distanze perché ritenute pericolose. È lo stesso “meccanismo” alla base delle allergie, compresa quella al latte, generate da una alterazione dei nomali sistemi di difesa dell’organismo che non accetta “benevolmente” alcune sostanze introdotte dall’esterno. Anzi, queste vengono percepite come una minaccia da cui proteggersi.

 

È così che gli anticorpi, davanti a un allergene – la sostanza pericolosa, le proteine del latte in questo caso – si producono in sovrannumero indipendentemente dalla quantità di alimento ingerito. A fare la differenza sarà l’intensità della reazione, di norma dose-dipendente: minore è la quantità di alimento ingerito, più contenuta sarà la reazione; maggiore la quantità, più grave la reazione.

 

Quali sono le proteine “incriminate”?

Oltre al lattosio, che è il potenziale responsabile di problematiche di intolleranza, il latte contiene proteine, preziose per la salute umana: in gran parte si tratta di caseine, ma anche di lattoglobuline e lattoalbumine, le cosiddette proteine del siero del latte. E’ il mix di queste sostanze a scatenare l’allergia nei bambini predisposti, esattamente come possono fare farmaci o pollini.

 

Attenzione: anche il lattosio può essere minimamente contaminato dalle proteine del latte, dunque nei bambini allergici questo zucchero potrebbe ugualmente causare problemi.

 

La diagnosi allergica

La prima regola diagnostica non è supporre un’allergia al latte per sintomi presunti. Occorre confermarla con una consulenza del pediatra e/o dello specialista, e con gli eventuali test specifici che verranno via via indicati. Ad esempio, se necessario, potrà essere consigliato il Prick Test, un test cutaneo eseguibile a qualsiasi età, anche nei bambini più piccoli il cui risultato, positivo, fornisce una prima indicazione della presenza di allergia alimentare.

 

Questo risultato potrà essere ulteriormente validato da un dosaggio di IgE specifiche, che si rilevano con un prelievo di sangue, e da un test di scatenamento orale, che consiste nel somministrare il latte sotto controllo medico e osservare la reazione nel breve termine.

 

Come gestire l’allergia al latte

In caso di diagnosi positiva, la terapia prevede la correzione della dieta con l’eliminazione di alimenti e prodotti che contengano latte e derivati. Questo implica passare in rassegna con scrupolosa attenzione le etichette dei cibi che si acquistano, che per legge devono indicare la presenza di allergeni, proteine del latte e lattosio inclusi. Gli allergeni sono sostanze che possono portare alla manifestazione di reazioni allergiche di varia natura nei soggetti predisposti, per questo è obbligo indicarli in etichetta in modo chiaro ed evidente.

 

Occhio a questi alimenti

Se è vero che un intollerante al lattosio può consumare alimenti che contengano proteine del latte, purché questi non contengano anche lattosio, viceversa un individuo allergico alle proteine del latte non può consumare alimenti contenenti lattosio poiché anche livelli minimi di contaminazione da parte delle proteine del latte potrebbero causare problemi.

 

E’ ovviamente intuitivo dire di fare attenzione ai prodotti lattiero-caseari per la dieta del bambino allergico: infatti i componenti del latte possono essere addizionati anche ad altri alimenti. Non è risaputo ad esempio che il lattosio può essere contenuto in salumi, dado, prodotti da forno, cibi dolci e salati, prodotti a lunga conservazione. Mentre le proteine del latte, essendo ad alto potere energetico e nutrizionale ma anche in grado di aumentare la stabilità e conservazione degli alimenti, possono essere presenti in prodotti destinati a sportivi, barrette nutrizionali, cibi e bevande a ridotto contenuto di lattosio.

 

Il consiglio è di leggere sempre bene le etichette dei cibi acquistati e di far osservare la dieta per tutto il tempo necessario, secondo indicazioni del medico.

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