I test per diagnosticare le allergie: diffida dagli alternativi, sottoponiti al Prick test. Ecco ciò che devi sapere su questo esame semplice, rapido e sicuro.

Sono moltissimi i test alternativi proposti per la diagnosi delle allergie: fra i più utilizzati ci sono il test del capello, quello sulle cellule del sangue e quello della forza, che attraverso la rilevazione di alcune sostanze chimiche o di alterazioni cellulari o di parametri vitali hanno la presunzione di identificare allergie respiratorie o cutanee ad agenti per lo più alimentari, chimici e ambientali.

A questi si aggiungono altri come il VEGA Test che ricorre all’utilizzo di elettrodi, la Biorisonanza che si serve invece di un computer per analizzare le variazioni del campo magnetico, il Pulse test o del riflesso cardiaco auricolare: questi monitorano l’andamento o la suscettibilità delle allergie attraverso strumenti o funzioni ritenuti diagnostici.

Ma la verità è che si tratta di test non scientificamente validati. I mezzi per valutare in maniera “ufficiale” l’esistenza di un’allergia sono invece il Prick test e il dosaggio delle IgE, che vanno entrambi effettuati da medici allergologi di comprovata esperienza o in centri specialistici.

 

Cos’è e come si effettua il Prick test

Si tratta di un test che viene effettuato sulla cute, di norma nella zona interna dell’avambraccio. Si esegue pungendo la pelle con aghetti monouso, di materiale anallergico, e inoculando piccole quantità dei vari allergeni sospetti, lasciando un tempo di reazione di circa 15 minuti. Se l’esito del test è positivo per allergia, si osserverà nella zona messa a contatto con l’allergene la comparsa di una eruzione sotto forma di rush, ponfi o chiazze rosse. Il test non è doloroso, fatta eccezione per un possibile leggero fastidio causato dalla sostanza inoculata.

 

Cosa aspettarsi, ovvero (possibili) effetti collaterali del test

Sebbene i casi siano rarissimi e controllabili da farmaci e gestibili da operatori esperti, la somministrazione del test potrebbe attivare i sintomi tipici dell’allergia riferita alla sostanza inoculata – di norma comunque di modesta entità in relazione al basso quantitativo dell’allergene iniettato.

 

Fare i test per le allergie: sì o no?

Sì, perché il Prick test è utile e ha due obiettivi. Il primo è diagnostico ed è rivolto a verificare l’esistenza di un’allergia; il secondo è invece terapeutico, ovvero permette di adottare, laddove possibile, delle misure preventive attraverso l’eliminazione o l’allontanamento del fattore di rischio.

Il test contente anche di programmare un percorso di desensibilizzazione nei confronti dell’allergene attraverso una terapia farmacologica, utile al controllo dei sintomi.

 

Che cosa rivela il Prick test: quali allergie può diagnosticare

Il Prick test può rilevare uno o più allergeni che inducono la sintomatologia allergica prevalentemente respiratoria o cutanea. Ad esempio in caso di disturbi sospetti alle vie aeree verranno testati gli allergeni per acari della polvere o per alcune piante e pollini quali graminacee, parietaria, olivo ma anche per alcuni allergeni indoor come il pelo di cane e gatto, anche se in casa non si hanno animali.

Se il sospetto è per allergie alimentari, verranno innanzitutto testati gli allergeni per latte e frazioni, uovo, pesce e arachidi, ovvero i cibi più “propensi” a poter scatenare reazioni allergiche.

 

Prima del Prick test: come ci si prepara

Non sono necessarie procedure particolari, ma solo alcune attenzioni. Occorre infatti sospendere l’assunzione di antistaminici e cortisonici sistemici, qualora se ne stia facendo uso, perché possono alterare la reattività della cute e dunque l’esito del test, mentre non va sospesa un’eventuale terapia inalatoria. Ogni altra informazione riguardo alla somministrazione del test verrà fornita dall’allergologo al momento dell’esame.

 

L’età giusta per il Prick test

Non c’è un’età per sottoporsi al test allergologico. Può essere fatto dalla primissima infanzia fino all’età senior, sebbene prima dei 3 anni sia poco riproducibile e difficilmente interpretabile soprattutto se l’allergia presunta riguarda acari della polvere, pollini, latte, uovo e pesce.

Un dato, questo, confermato anche da alcuni studi scientifici che avrebbero dimostrato un progressivo aumento della risposta cutanea sia agli allergeni che all’istamina a partire dai 3 anni fino all’età di circa 15-18 anni, seguito da un plateau in età adulta e quindi da un declino in età senile.

 

Mai da solo, ma sempre in compagnia: il dosaggio IgE

Il dosaggio delle IgE offre altre informazioni utili all’identificazione di un problema allergico, ma va eseguito in associazione al Prick test in quanto nel 70% dei casi potrebbe dare dei falsi risultati. Cioè, solo nel 30% dei casi evidenzia soggetti allergici mentre negli altri casi la problematica resta sommersa, non identificata, con le IgE che si attestano a valori bassi, dunque non predittivi di possibile allergia.

 

Spieghiamo la sigla: che cosa sono le IgE

Sono degli anticorpi o immunoglobuline, presenti nel sangue in piccole tracce, con il compito di proteggere l’organismo dalle infezioni da parassiti, ma che consentono anche di completare/confermare un’eventuale diagnosi di allergie. Infatti, quando è in corso un’alterazione di varia natura, come ad esempio un’infezione, i livelli di IgE di norma aumentano sensibilmente. Cosa che, invece, potrebbe non accadere per le allergie, per le quali si osserva un picco dei valori delle IgE solo nel 25-30% dei casi. Ecco la ragione per cui da sole le IgE non possono essere considerate diagnostiche per le allergie, ma solo come uno strumento di supporto al Prick test.

 

IgE e allergie: il meccanismo reattivo

In presenza di uno o più sostanze riconosciute come allergeni, le IgE liberano istamina, un mediatore chimico responsabile dell’allergia che attiva la comparsa di sintomi respiratori o cutanei. Accade che, quando l’allergene viene introdotto per la prima volta nell’organismo e viene riconosciuto come elemento estraneo, inizia un processo di sensibilizzazione. I sintomi allergici compaiono quando l’allergene viene reintrodotto nell’organismo per via inalatoria, per ingestione o per contatto e a seguito della liberazione di istamina. Ogni IgE risponde ad un suo specifico elemento esterno, e questo si riflette sulla reazione allergica, differenziandola. In base alla sostanza, la reazione cambierà.

 

Il dosaggio delle IgE si esegue una sola volta

La misurazione dei livelli delle IgE è utile ed efficace solo se unito a un’anamnesi corretta e a un test validato per le allergie. Fatto una volta, non è più necessario ripeterlo, poiché non è predittivo di eventuali evoluzioni della sintomatologia o di un peggioramento delle manifestazioni allergiche.

Le analisi del sangue per la misurazione delle IgE, cioè il Prist test, misurano la quantità di anticorpi in presenza di allergie, ma non ne specificano la natura. Di qui la necessità di combinarlo al Prick test o al Rast test, un altro esame eseguito sul sangue che va alla ricerca di allergeni e allergie e che si attua quando l’esame diretto sulla pelle non è possibile.

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